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“DELIRIO DI GELOSIA” VS. “DELITTO PASSIONALE”



Negli scorsi giorni ha fatto tanto discutere la notizia dell’assoluzione di Antonio Gozzini, l’ottantenne accusato di aver ucciso la moglie accoltellandola nel sonno. L’uomo è stato giudicato dalla Corte d’Assise di Brescia “totalmente incapace di intendere e volere” (quindi non imputabile ai sensi dell’art. 85 c.p.) perché in preda ad un “raptus di gelosia”.

In verità, a seguito delle polemiche che ha suscitato la decisione (di cui si attende ancora il deposito della motivazione) che hanno portato il Ministro della Giustizia ad inviare addirittura degli ispettori, il Tribunale di Brescia ha diramato una nota con la quale chiarisce che l’anziano è stato assolto perché ritenuto affetto da "delirio di gelosia", cioè una vera e propria patologia (rilevante, quindi, ai sensi dell’art. 88 c.p.) che provoca "una radicale disconnessione dalla realtà, tale da comportare uno stato di infermità" e che deve essere distinta dalla gelosia (per quanto intensa) quale semplice movente passionale del delitto.

Peraltro, sull’esistenza della suddetta malattia concordavano già in sede di indagini preliminari i consulenti del pubblico ministero e della difesa.

Infine, deve chiarirsi che l’uomo, nonostante l’assoluzione, è stato sottoposto alla misura di sicurezza del ricovero presso apposita struttura.

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